venerdì 24 aprile 2009

Montanelli e la carenza di liberalismo

A cent'anni dalla nascita di Indro Montanelli (Fucecchio 22 aprile 1909, Milano 22 luglio 2001) varie trasmissioni televisive e giornali hanno dedicato dei momenti al grande giornalista scomparso ormai quasi 8 anni fa, ma che ancora continua a far parlare di sé. Anno Zero, il programma televisivo di Michele Santoro, gli ha dedicato un'attenzione particolare lasciando la parola a molti giornalisti che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui o di rubargli il posto al Giornale. A parte alcune inesattezze da parte di Gad Lerner e di falsificazioni ad opera di Belpietro¹ , ci si dovrebbe concentrare su uno degli aspetti in assoluto più trascurati nella storia montanelliana.

Nella trasmissione, e in generale dappertutto, sembra ormai d'obbligo separare i "due Montanelli", quello pre-Berlusconi, e quello post-Berlusconi. Le forze non-berlusconiane, di cui fa parte un pezzo della ex-Sinistra dimentica il primo o parla di "pentimento", mentre le forze berlusconiane, non potendo nascondere, lo considerano un disturbato che da giovane predicava bene e poi, quando si materializzò una Destra moderna e democratica, impazzì. Ognuno, formalmente, tenta di tirare il cadavere di un giornalista dalla propria parte politica, in un'operazione che Montanelli avrebbe chiamato "il mercato dei morti".

Montanelli divise e continua a dividere appunto per questo. Un anticomunista dichiarato e feroce, sebbene molto corretto e tollerante verso chi non la pensava come lui e con uno modo tutto "anarchico" e anticonformista di stare dall'altra parte del Muro di Berlino, litiga con il suo editore e non vuole supportare la sua battaglia "anticomunista", contro un comunismo che nel 1994 non esisteva più²

Montanelli ha sempre rivendicato la sua appartenenza ideale al liberalismo conservatore di stampo europeo. Molti italiani non sono in grado di capacitarsi però della differenza tra appartenenza ideale e appartenenza politica. La prima non implica per forza la seconda, specie se si pensa che quella forza politica che si appiccica un nome addosso, con quelle tradizioni non abbia nulla a che fare.

Con gli occhi e le orecchie spurgate dall'ideologia, si capisce invece che Berlusconi e la sua banda, con la tradizione liberale e conservatrice non abbiano nulla a che fare. Montanelli, Giovanni Sartori, Peter Gomez e Marco Travaglio, Beppe Severgnini, provengono tutti dalla stessa scuola di pensiero, piuttosto liberista in termini economici, liberale in termini di libertà di pensiero e di interpretazioni storiche, occidentalista nella politica estera, e piuttosto conservatrici nel campo della Legge e dell'Ordine Pubblico. Possiamo in quest'ambito prendere come riferimento l'ex Procuratore di Torino Marcello Maddalena, che collaborò anche alla Voce montanelliana.

La vicenda di Montanelli può essere presa però a pretesto per discutere un problema ben più grande: la mancanza di cultura liberale nell'informazione, così ben radicata in Occidente, specialmente nei paesi anglosassoni. Mentre Montanelli spegne, dall'alto, le sue cento candeline, probabilmente osserva il profondo provincialismo del popolo italiano, che ignora ancora, dopo tanto tempo, di far parte dell'Occidente, e dell'Europa. Ma questa è un'altra storia.

¹A proposito dell'anticomunismo di Berlusconi possiamo ricordare che egli, un anno prima della caduta del Muro, sebbene editore del Giornale, firmava un patto tra l'Unione Sovietica e la Fininvest, ottenuto forse grazie all'aiuto di alcuni amici del PCI. Senza considerare l'attuale amicizia con Putin, Gheddafi, le manovre economiche, l'idea di libera stampa tipo Pravda, ecc.

²Belpietro durante la trasmissione ha fatto bene a ricordare Montanelli che se la prendeva con l'invadenza della magistratura e invitava a cambiare la Costituzione. Ma naturalmente non c'è stato tempo per approfondire il dibattito perché bisognerebbe leggere cosa scriveva Montanelli a proposito delle iniziative di creare una repubblica semipresidenziale: In Francia solo De Gaulle era tagliato per un posto del genere, e in Italia abbiamo solo il comunista e il democristiano e con questi dobbiamo fare i conti. Inoltre, sull'invadenza della magistratura Montanelli si pronunciava soprattutto ai tempi della "giurisprudenza alternativa" di MD, quando la corrente delle toghe si proponeva in pratica di forzare la legge e la legislazione per la Causa comunista, non certo quando Mani Pulite tentò, senza riuscirci, di ripulire l'Italia dalla corruzione.

3 commenti:

  1. Mi sembra un'analisi completa e seria. Mi soffermo su un punto. Nella parte iniziale fai distinzione tra forze berlusconiane e antiberlusconiane, che sarebbero sostanzialmente entrambe incoerenti nella loro valutazione di Montanelli. E' molto corretto anzi ho scritto tra i commenti di Voglioscendere che secondo me una parte della sinistra, pur protestando "ad alta voce" per l'epurazione di Montanelli, probabilmente la avallò sottobanco.
    Aggiungerei però che per fortuna moltissime persone non vedono nessuna ipocrisia in Montanelli e nella sua evoluzione "di fazione politica" (ad intendere l'appoggio della destra prima di Berlusconi e della sinistra, sostanzialmente, poi). Ma solo un naturale adattamento alle vicende della politica italiana, caratterizzate dal provincialismo e dallo spirito di bottega da te giustamente ricordate.
    saluti
    Fabrizio
    (mi firmo su Voglioscendere come Fab79)

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  2. Caro Fabrizio, ti ringrazio per l'attenzione. Sono felice che ci siano alcune persone che condividono questo modo di vedere. Non perché sia giusto (è solo un'opinione) ma perché poco comune e sul quale nessuno, nemmeno Travaglio, si sofferma mai. Per paura di perdere un po' del suo pubblico? Per prigrizia? Per disattenzione? Non so.
    Ciao
    Andrea

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  3. Bel post, d'accordo su tutto.
    Aggiungerei, riguardo all'anticomunismo di Berlusconi, la sua amicizia e collaborazione con Craxi e il PSI, che non erano magari "comunisti" ma sicuramente di "sinistra".

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